au-delà des limites. beyond the expectations. oltre il confine.

Categoria: Imagerie

Imagerie, rumore.

Foto di Rima Kruciene su Unsplash

Il rumore delle zampette del proprio cane che cammina per la casa; riuscire a riconoscere la persona che sta entrando in casa dal modo in cui senti chiudere l’ascensore; la musica, che ti aiuta ad eliminare i rumori esterni e ti permette di dissociarti; il giradischi l’attimo prima che la musica cominci. 

Siamo sempre sottoposti a rumori, suoni, tanti sono addirittura impercettibili. In questo numero, gli autori ne hanno indagato la loro idea: dal suono di un album musicale a quello di un’ambulanza. Abbiamo associato rumori a ricordi, a conoscenze, un po’ come Proust con la sua madelaine. Si tende sempre ad associare il rumore a qualcosa di negativo (“cos’è questo rumore che sento?”), ma ci dimentichiamo quanti suoni, invece, ci riempiono la vita. Nella mia mente, infatti, ho ripercorso questo ultimo anno e ho realizzato che gli unici momenti in cui mi sono sentita davvero bene sono stati quelli in cui ero circondata da suoni: da quello di un concerto a quello di una notifica che aspettavo, fino al suono della mia amica che si tuffa in mare. 

Immagine copertina Imagerie: Rima Kruciene, https://unsplash.com/it/foto/controller-audio-in-bianco-e-nero-foto-ravvicinata-gpKe3hmIawg

Le immagini scelte per il numero, invece, sono:

Imagerie

Stanchezza/Burnout

Foto di Alex Boyd su Unsplash

Uno degli aggettivi che userei per descrivermi – purtroppo o per fortuna – è produttiva. Sono sempre stata una persona che cercava di dare sempre il massimo, a volte anche più del necessario.

Ricordo il mio primo lavoro, ai tempi dell’università, fisicamente e mentalmente impegnativo, ma non me la sono mai sentita di rallentare perché temevo di deludere gli altri o me stessa: percepivo l’idea di fermarmi come un fallimento. Non so chi mi ha inculcato questa retorica del fallimento, che negli anni ho capito essere non solo sbagliata, ma proprio nociva.   Man mano che crescevo, sentivo l’obbligo di dover fare di più, come se il mio impegno fosse direttamente proporzionale alla mia bravura. 

Di recente, ho capito che la mia sanità mentale doveva venire prima di tutto e quindi ho deciso di fare un passo per me impossibile: lasciar andare. Ricordo di aver impiegato mesi prima di dire basta perché mi guardavo intorno, mi paragonavo agli altri, credevo che tutte le persone che avevo intorno mi avrebbero giudicata come scansafatiche o come persona che non si rendeva conto che il lavoro era un privilegio e che dovevo tenermelo stretto. Avevo paura che dire basta potesse essere l’errore più grande della mia vita. Quando, alla fine, sono riuscita a chiudere – conscia della possibilità di poterlo fare, che purtroppo non è scontata – ho ripreso a respirare. Non mi sentivo più soffocare come quando ero dentro quella realtà. L’immagine che ho scelto come copertina di Imagerie per l’editoriale burnout/stanchezza, infatti, rappresenta per me proprio il limite che stavo toccando.

Le scelte, invece, per gli autori che hanno collaborato a questo editoriale sono:

Imagerie

Foto di Volkan Olmez su Unsplash

“Nei suoni più caldi scomparirà il dolore”
Cosmo, Le cose più rare, 2013, 42 Records

Quando avevo diciotto anni ho scoperto che cosa volesse dire provare un dolore così forte da toglierti il respiro per l’assenza di qualcuno. Come faccio sempre, ho cercato di analizzare e rendere razionale quel sentimento, ma era impossibile. Non sapendo come esprimere quella sensazione ho letto molti libri, visto molti film, ascoltato molte canzoni che ne parlavano, che riuscivano a rendere quel dolore opera d’arte. Nel momento in cui sono venuta a conoscenza che il tema di questo numero era proprio Assenza ho letto e riletto le parole di altri, le ho assorbite e ho cercato di riportarle in immagini. Ho pensato che fosse ciò che questo spazio richiede ogni volta, ma in Assenza ho cercato di mettere anche un po’ del mio vissuto.

Per la prima volta da quando ho iniziato a lavorare a Imagerie, abbiamo pensato di scegliere una foto di copertina specifica: ho proposto Volkan Olmez, https://unsplash.com/it/foto/foto-in-scala-di-grigi-della-schiena-della-persona-wESKMSgZJDo perché ritenevo fosse quella che meglio riusciva a rappresentare la mia idea di mancanza. In un semplice scatto di schiena, ho percepito come un’ondata di sofferenza, la stessa ondata che mi travolge tutte le volte che avverto l’assenza di qualcuno. 

Queste, invece, le immagini che ho scelto per i post:

Imagerie

Legami

I crediti sono nel post

Questo numero mi ha dato la possibilità, attraverso le sue voci, di rappresentare legami sentimentali, legami tra sorelle, legami con la famiglia, con la casa. Vorrei, dunque, prendere questo spazio per parlare di un legame per me fondamentale: quello con le mie passioni. Il motivo per cui scelgo di citare i miei interessi, proprio qui, proprio in questo numero è che mi rendo conto che sono tutti collegati tra loro dalla parola “immaginario”. Leggere crea nella mia mente personaggi, gesti, sfondi; i film mi danno la possibilità di ampliare il mio immaginario; ascoltare una canzone forma un’immagine. Per questo motivo, credo che il legame con quella che è una parte importante della mia vita, con l’arte in ogni sua sfaccettatura, debba essere citato in un luogo che ha come titolo Imagerie.

Le immagini:

Editoriale di Pamela Frani
Foto di Will O su Unsplash
https://unsplash.com/it/foto/corda-rossa-su-tre-rami-St4qInZrYC4

  • Poesie

Fosca Navarra
Foto di Phil Baum su Unsplash
https://unsplash.com/it/foto/fiore-dai-petali-viola-jVGe1bQaVzs

Eleonora Baggio Compagnucci
Foto di Patrick Hendry su Unsplash
https://unsplash.com/it/foto/silhouette-delluomo-durante-il-giorno-nebbioso-nyKJlVwKTAU

  • Articolo 

Letizia Baldioli
Foto di Ramin Talebi su Unsplash
https://unsplash.com/it/foto/foto-in-scala-di-grigi-di-una-persona-che-tiene-lo-specchio-_TSV8FZryUo

  • Racconto

Roberta Silvagni
Foto di Annie Spratt su Unsplash
https://unsplash.com/it/foto/casa-marrone-vicino-allo-specchio-dacqua-CoGIz2DJKp8

Imagerie

Notte

I crediti alle immagini sono nell’articolo

«Amo questo mondo fisico. Amo questa vita insieme a te.
E il vento e la campagna. Il cortile. La ghiaia sul vialetto. L’erba.
Le notti fresche. Stare a letto al buio a parlare con te»

Kent Haruf, Le nostre anime di notte, Nn editore

Ricordo di nottate passate a leggere, a guardare film. Ricordo nottate passate con gli amici, in cui abbiamo condiviso sogni, speranze, preoccupazioni, gioie. Non c’è niente che mi fa pensare che tutto sia possibile quanto le ore notturne: è il momento in cui, prima di addormentarmi, riesco a mettere ordine nella mia testa. Per questo motivo, quando ho saputo che il primo tema al quale avrei lavorato era proprio “la notte” non potevo essere più felice: l’immaginario che si apre nella mia mente è sterminato. Il lavoro che ho cercato di fare si è rivelato una sfida: per la prima volta qualcuno mi chiedeva di leggere qualcosa e di mostrare visivamente a cosa pensavo in quel momento. Spero di essere riuscita a riportare quello che questi pezzi mi hanno trasmesso. 

Ecco le scelte:

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