Dialogo con Alessio De Stefano e Gianluca Salustri
“La cresta delle montagne dove il sole va a tramontare rafforza la sensazione che ho avuto prima, annullando ogni distanza cronologica e geografica.Casa non sembra così lontana nemmeno vista da qui”1
Alessio De Stefano, Vincent Massari Cronache di un abruzzese d’America, Radici Edizioni
Vincent Massari si imbarca per l’America con sua madre una settimana prima che il terremoto del 13 gennaio 1915 distrugga la Marsica. Quel viaggio lo ha reso superstite di un mondo che non c’è più. Alessio De Stefano (ADS) ci narra la sua storia nel libro pubblicato con la casa editrice di Gianluca Salustri (GS): Vincent Massari. Cronache di un abruzzese d’America, Radici Edizioni. Vediamo insieme a loro come è nato questo racconto.
Alessio, dal 2019 hai costruito la “Piccola biblioteca marsicana” per raccontare la Marsica e l’Abruzzo attraverso risorse e testimonianze storiche. Ti va di raccontarci cosa ti ha spinto a far partire questo progetto? Come è nato?
ADS: Il progetto nasce grazie a una particolare combinazione di eventi. Dopo essere tornato ad Avezzano nel 2016, ho avuto l’opportunità di approfondire la conoscenza dell’Abruzzo. Contestualmente, ho iniziato a collaborare con il “Laboratorio Artigiano Ennio Gentile”, un’associazione impegnata nel mantenere viva l’arte del restauro e dell’artigianato, preservando le storie degli oggetti.
È proprio all’interno dello spazio del laboratorio che ho concepito l’idea di creare un angolo dedicato alla lettura. Inizialmente avevo pensato di riempire una vecchia credenza con libri antichi, senza seguire un particolare ordine o tema. Poco dopo ho avuto l’intuizione di avviare una raccolta di volumi sulla Marsica.
Quest’idea si è poi concretizzata nel corso dei mesi, poiché c’era effettivamente una necessità di avere un punto di riferimento sulle fonti bibliografiche del territorio. È così che, dagli scaffali della vecchia credenza di via Monte Salviano, è iniziata la vita della Piccola biblioteca marsicana.
Nel 2020, con l’esplosione della pandemia, ho colto l’opportunità delle lunghe settimane di lockdown per progettare e costruire il sito web. Durante la ricerca di immagini da includere nelle pagine, ho scoperto che negli archivi digitali di tutto il mondo era conservato un autentico patrimonio di documenti e testimonianze che non avevo mai incontrato nelle pubblicazioni raccolte o nelle numerose pagine social dedicate. Da qui l’idea di ampliare le sezioni del sito per accogliere dipinti, incisioni, disegni, fotografie e mappe. Devo ammettere che è stato questo passaggio a espandere il mio orizzonte di ricerca e a conferire al progetto un taglio notevolmente più ampio e interessante.
Gianluca, anche la tua casa editrice Radici Edizioni nasce come legame con la “terra da cui veniamo, con le storie che ci hanno cresciuto e fatto diventare quello che siamo e con il passato utile e necessario a guardare il futuro con occhi sempre aperti.”. Per te le radici sono il punto da cui partire. Ci spieghi come è nato Radici Edizioni e quali sono gli obiettivi della tua casa editrice?
GS: Radici Edizioni nasce nella primissima fase post lockdown e viene al mondo – oltre che per un bisogno molto personale di rimettersi in gioco in un settore che avevo dovuto abbandonare troppo presto – perché a mio parere si era finalmente creato lo spazio per provare a “svecchiare” il racconto dei nostri luoghi. Non a caso ho sempre parlato di un progetto che voleva mettere al centro “nuove narrazioni territoriali”, pensate per rispettare gli studi fatti in passato da importanti personaggi della nostra cultura – che vanno ringraziati ancora oggi per tutto quello che hanno fatto e che continuano a fare – ma che fossero anche capaci di attirare nuovi lettori oltre a quelli che si dedicano a tali temi per professione. Da qui l’idea di puntare forte sugli albi illustrati che si ispirano alle storie del passato, su autori per lo più giovani e su una forte caratterizzazione dei progetti grafici di copertina; in modo da cercare di arrivare in maniera diretta a un pubblico forse spaventato dal troppo classicismo legato ai temi del folklore.
La figura di Vincent Massari ha fatto un po’ da trait d’union dei vostri progetti. Perché proprio Vincent? Che cosa nella sua figura vi ha conquistato?
GS: Quando Alessio, che avevo già avuto modo di apprezzare per la cura che mette in tutte le cose che fa, mi ha proposto la storia di Vincent è stato amore a prima vista. La sua partenza e l’arrivo negli Usa a ridosso del terremoto di Avezzano, le memorie dei pescatori del Fucino, i giornali pubblicati con e per gli emigranti… non avevo ancora idea di come scrivesse Alessio (tra l’altro benissimo) ma l’istinto mi ha fatto dire subito di sì, perché vedevo troppi collegamenti con l’idea che sta alla base della collana “Vite”, ossia quella di contestualizzare la biografia dei personaggi all’interno di un più ampio racconto di storia sociale dei territori da cui provengono.
ADS: La vita di Vincent Massari crea un ponte narrativo tra il periodo precedente e successivo al terremoto del 13 gennaio 1915, un momento cruciale nella storia della Marsica. Si dice che il sisma abbia raso al suolo non solo interi paesi, ma anche la memoria storica di questa regione. La vicenda di Vincent rappresenta un filo di continuità tra queste due fasi, dimostrando che, nonostante la frattura profonda causata dal terremoto, la storia non si è interrotta, ma ha invece generato molte altre storie, forse più difficili da recuperare, ma indubbiamente importanti da riscoprire.
Vincent è stato il progetto che mi ha permesso di approfondire il legame con Gianluca, di condividere con lui i chilometri di autostrade, stradine interne e strade fantasma dell’Abruzzo. Non ci siamo mai stancati di raccontare questa storia perché ad ogni presentazione c’era sempre qualcosa di interessante da approfondire, una nuova chiave di lettura o una curiosità legata al libro. L’attenzione dei lettori che seguono il progetto di Radici penso sia una grande medaglia al collo di questa avventura editoriale.
“Mia madre, lo capii poco dopo, era convinta che se uno era in grado di leggere, allora poteva leggere qualsiasi cosa, in qualunque lingua2”
Quanto secondo voi, il legame con le sue radici ha influenzato Vincent nella ricerca del riscatto e di una vita migliore in terra straniera? E quale è il vostro di rapporto con le radici?
ADS: Comprendere l’importanza e la necessità del senso di appartenenza per gli italiani che emigravano negli Stati Uniti ci permette di gettare luce sul contesto in cui Vincent ha combattuto e vissuto. Per coloro che intraprendevano il viaggio verso una terra così lontana, spesso senza conoscere la lingua e senza il supporto di parenti o compaesani che potessero accoglierli e orientarli, l’esperienza era permeata da un profondo senso di smarrimento, che assumeva contorni drammatici. Le radici rappresentavano un’ancora di salvezza, un’opportunità aggiuntiva per superare le numerose sfide; si manifestavano attraverso le comunità formate da compaesani che si riunivano periodicamente, le lettere ricevute da casa e smistate dai giornali italiani, e le bottiglie di vino fatte arrivare di nascosto nei circoli o nelle assemblee serali dei lavoratori.Vincent ha potuto fare affidamento sulla fiducia della Federazione Colombiana, guadagnata durante gli anni della sua presidenza e attraverso l’attività editoriale per “L’Unione”. Facendo leva su questa forza collettiva, è riuscito a entrare in politica e a ottenere risultati concreti per l’intero stato del Colorado. Questo legame non lo ha limitato, ma al contrario gli ha consentito di guardare lontano e progettare grandi imprese. È a questa idea che desidero associare anche il mio senso di appartenenza.
GS: C’è un passaggio importante nel libro, in cui Alessio si sofferma sulla frase “United we stand. Divided we fall”, utilizzata come sottotitolo della testata di uno dei giornali di Massari. Vincent mise in pratica questo motto con i suoi “paesani”, vicini e lontani, per affrontare le sfide che gli si stavano proponendo davanti e gli è servito senz’altro a farsi forza e a dare sostegno a tutti gli emigranti che leggevano le sue pagine. Ecco, facendo bene le dovute proporzioni, mi piace paragonare la sua esperienza alla mia, perché quello che sto cercando di costruire attorno a Radici è una comunità di persone che non siano per noi solo autori o autrici, ma che riescano a contribuire a una crescita costante del progetto attraverso la condivisione di idee e narrazioni e in questo, nonostante le esperienze vissute al di fuori della mia comfort zone, devo dire che i legami saldi costruiti nel tempo nella mia terra d’origine si stanno rilevando molto utili.
E dopo Vincent, quali progetti avete in serbo?
ADS: Personalmente sto ancora raccogliendo i frutti che la ricerca su Vincent mi ha regalato. Ho in programma di riordinare il materiale archiviato durante la ricerca sul campo negli Stati Uniti per renderlo accessibile agli appassionati. Poi c’è da continuare a far crescere la Piccola biblioteca marsicana, con nuovi contenuti che ho messo da parte in questi mesi e che aspettano solo di essere approfonditi. E poi chissà che durante le nuove ricerche non esca fuori una storia interessante da raccontare tra le pagine di un libro.
GS: Oltre a quello di sopravvivere in questo bellissimo ma maledetto settore editoriale intendi? Scherzi a parte, il piano editoriale per il 2024 è ormai praticamente chiuso e speriamo che l’anno prossimo possa rappresentare il momento giusto per provare a uscire un po’ dai confini regionali. Per questo vado di spoiler e annuncio qui che il nostro titolo di punta dell’anno prossimo sarà una raccolta di racconti di diciotto scrittrici americane contemporanee, tutte però con origini italiane. Diciotto donne che faranno i conti con il proprio passato familiare, in un vero e proprio viaggio attraverso il loro patrimonio identitario, sulle tracce della propria esperienza migratoria e all’interno delle due comunità, quella americana e quella italiana d’origine.
In qualche modo mi è sembrato che un lunghissimo filo ripercorresse il cammino all’indietro e attraversasse il tempo e lo spazio per riavvolgersi lungo il contorno del Fucino e abbracciare i pescatori.3
1 Alessio De Stefano, Vincent Massari Cronache di un abruzzese d’America, Radici Edizioni 2023 p.17
2 Idem, p.133
3 Idem, p. 157