Stanchezza/Burnout

Foto di Alex Boyd su Unsplash

Uno degli aggettivi che userei per descrivermi – purtroppo o per fortuna – è produttiva. Sono sempre stata una persona che cercava di dare sempre il massimo, a volte anche più del necessario.

Ricordo il mio primo lavoro, ai tempi dell’università, fisicamente e mentalmente impegnativo, ma non me la sono mai sentita di rallentare perché temevo di deludere gli altri o me stessa: percepivo l’idea di fermarmi come un fallimento. Non so chi mi ha inculcato questa retorica del fallimento, che negli anni ho capito essere non solo sbagliata, ma proprio nociva.   Man mano che crescevo, sentivo l’obbligo di dover fare di più, come se il mio impegno fosse direttamente proporzionale alla mia bravura. 

Di recente, ho capito che la mia sanità mentale doveva venire prima di tutto e quindi ho deciso di fare un passo per me impossibile: lasciar andare. Ricordo di aver impiegato mesi prima di dire basta perché mi guardavo intorno, mi paragonavo agli altri, credevo che tutte le persone che avevo intorno mi avrebbero giudicata come scansafatiche o come persona che non si rendeva conto che il lavoro era un privilegio e che dovevo tenermelo stretto. Avevo paura che dire basta potesse essere l’errore più grande della mia vita. Quando, alla fine, sono riuscita a chiudere – conscia della possibilità di poterlo fare, che purtroppo non è scontata – ho ripreso a respirare. Non mi sentivo più soffocare come quando ero dentro quella realtà. L’immagine che ho scelto come copertina di Imagerie per l’editoriale burnout/stanchezza, infatti, rappresenta per me proprio il limite che stavo toccando.

Le scelte, invece, per gli autori che hanno collaborato a questo editoriale sono:

Autore

Francesca Romana Belli
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Classe 1997, Francesca nasce a Roma e porta sempre un libro con sé, il cinema è un posto
fondamentale e ama l’arte, che la spinge a partire molto spesso in modo da poter scoprire sempre cose
nuove.